il progetto educativo
Progetto educativo, relazione e formazione
Perché davvero si possa parlare di Camposcuola occorre un ambiente educativo e una presenza che sia educativa. Come realizzarlo? Mescolando sapientemente, come solo un vero chef d’alta cucina sa fare, tre ingredienti preziosissimi: progetto educativo, formazione e relazione. Al centro di tutto ciò dovrà esserci l’interesse assoluto per le esigenze dei bambini e dei ragazzi, che si diversificano a seconda delle età e dei bisogni. Per capirci meglio: non si possono proporre ad un bambino di quarta primaria le stesse attività che si propongono ad un ragazzo di terza secondaria di I grado; questo vale per i laboratori, come per gli sport, per i canti, il gioco o la preghiera e la riflessione.
IL PROGETTO EDUCATIVO: BISOGNI ED OBIETTIVI
Ogni progetto educativo che si rispetti si pone prima di tutto degli obiettivi. Questi devono essere chiari e precisi. Senza questi punti di riferimento sarebbe impossibile pensare di progettare iniziative ben armonizzate tra loro (gioco, lavoro, canto, sport, preghiera ecc…). Tutte le attività, infatti, devono avere un significato che va ben oltre al semplice intrattenimento dei bambini e dei ragazzi. Sarebbe impossibile, inoltre creare quel clima adatto nel quale ciascuno possa sperimentare la gioia dello stare insieme in modo allegro, ricco e costruttivo. Sopra a tutto ciò vogliamo con forza porre Cristo e il Vangelo come fonte prima d’ispirazione. Prima ancora delle più moderne e complesse teorie pedagogiche, solo la presenza viva e amorevole di Nostro Signore ci consente, da umili educatori, di pensare ai nostri ragazzi come creature uniche, irripetibili, dotate di ragione, volontà e affettività, ognuna di loro degna del massimo rispetto. Ecco allora che i bisogni e gli obiettivi per la realizzazione di un buon progetto educativo non possono essere slegati dalla nostra fede in Cristo.
I bambini per i quali abbiamo pensato i campiscuola di quest’anno vanno dalla IV primaria alla I secondaria di II grado.
Da un punto di vista dello sviluppo in questa fase, anche se con modalità diverse a seconda dell’età specifica di ognuno, i bambini sono estremamente creativi; iniziano a ragionare in modo deduttivo e secondo il punto di vista dell’altro, e le loro energie migliori sono tutte impegnate nella socializzazione, nella relazione, nell’affettività e nell’apprendimento.
Abbiamo pensato ai loro bisogni proprio in questa fase evolutiva:
E dai bisogni eccoci giunti agli obiettivi che ci siamo proposti:
La relazione e la formazione
La relazione resta il cardine del lavoro degli animatori e degli educatori. Essa è fatta di capacità di comunicare in modo efficace, di capacità di ascolto, di attenzione, di desiderio di conoscere i bambini e i ragazzi con i quali lavorano, di scoprire le loro risorse e potenzialità. Una buona relazione si basa sull’onestà e la sincerità ed un autentico desiderio di dare agli altri in modo gratuito.
Proprio per questo tutti i ragazzi che faranno gli animatori dei campiscuola, consapevoli della loro responsabilità, si sono rimboccati le maniche e hanno voluto FORMARSI. Già da tempo stanno trovandosi per un primo corso base e per imparare ad animare un gruppo parrocchiale. La formazione continua approfondendo, poi, alcuni temi: lo sviluppo del bambino, il gioco, la programmazione, e per i più grandi, la comunicazione.
Perché davvero si possa parlare di Camposcuola occorre un ambiente educativo e una presenza che sia educativa. Come realizzarlo? Mescolando sapientemente, come solo un vero chef d’alta cucina sa fare, tre ingredienti preziosissimi: progetto educativo, formazione e relazione. Al centro di tutto ciò dovrà esserci l’interesse assoluto per le esigenze dei bambini e dei ragazzi, che si diversificano a seconda delle età e dei bisogni. Per capirci meglio: non si possono proporre ad un bambino di quarta primaria le stesse attività che si propongono ad un ragazzo di terza secondaria di I grado; questo vale per i laboratori, come per gli sport, per i canti, il gioco o la preghiera e la riflessione.
IL PROGETTO EDUCATIVO: BISOGNI ED OBIETTIVI
Ogni progetto educativo che si rispetti si pone prima di tutto degli obiettivi. Questi devono essere chiari e precisi. Senza questi punti di riferimento sarebbe impossibile pensare di progettare iniziative ben armonizzate tra loro (gioco, lavoro, canto, sport, preghiera ecc…). Tutte le attività, infatti, devono avere un significato che va ben oltre al semplice intrattenimento dei bambini e dei ragazzi. Sarebbe impossibile, inoltre creare quel clima adatto nel quale ciascuno possa sperimentare la gioia dello stare insieme in modo allegro, ricco e costruttivo. Sopra a tutto ciò vogliamo con forza porre Cristo e il Vangelo come fonte prima d’ispirazione. Prima ancora delle più moderne e complesse teorie pedagogiche, solo la presenza viva e amorevole di Nostro Signore ci consente, da umili educatori, di pensare ai nostri ragazzi come creature uniche, irripetibili, dotate di ragione, volontà e affettività, ognuna di loro degna del massimo rispetto. Ecco allora che i bisogni e gli obiettivi per la realizzazione di un buon progetto educativo non possono essere slegati dalla nostra fede in Cristo.
I bambini per i quali abbiamo pensato i campiscuola di quest’anno vanno dalla IV primaria alla I secondaria di II grado.
Da un punto di vista dello sviluppo in questa fase, anche se con modalità diverse a seconda dell’età specifica di ognuno, i bambini sono estremamente creativi; iniziano a ragionare in modo deduttivo e secondo il punto di vista dell’altro, e le loro energie migliori sono tutte impegnate nella socializzazione, nella relazione, nell’affettività e nell’apprendimento.
Abbiamo pensato ai loro bisogni proprio in questa fase evolutiva:
- Bisogno di autonomia personale.
- Bisogno di essere propositivi e di avere iniziativa.
- Bisogno di relazione e di equilibrio con i propri pari e le figure adulte.
- Bisogno di saper affrontare con equilibrio situazioni conflittuali.
- Bisogno di esprimere la propria laboriosità attraverso il contatto con la natura e la materia.
- Bisogno di acquisire sempre maggiore sicurezza di sé.
- Bisogno di gioco.
- Bisogno di movimento.
- Bisogno di incontrare Gesù nella vita quotidiana attraverso la figura di Maria, mamma amorevole ed educatrice per eccellenza di tutta l’umanità.
E dai bisogni eccoci giunti agli obiettivi che ci siamo proposti:
- Imparare ad instaurare relazioni fiduciose tra pari e con le figure adulte di riferimento (Desiderio di conoscere se stessi e gli altri come fratelli)
- Imparare a rispettare le regole e a gestire con correttezza il tempo libero (Sbagliare fa parte della vita, è importante imparare a riconoscere i propri errori: centralità del perdono e della riconciliazione)
- Imparare a prendersi cura degli altri (L’amore è il motore della vita. Dio ci ama e vivere significa donare se stessi agli altri nell’amore)
- Prendersi cura dell’ambiente che si condivide (si è ospiti di una struttura che diviene luogo familiare e d’incontro con gli altri e con Cristo)
- Imparare ad essere se stessi consapevoli del proprio valore, delle proprie capacità, ma anche dei propri limiti (Ruolo e responsabilità personale come parte di un grande progetto d’amore)
- L’AMBIENTAZIONE FANTASTICA: riveste un ruolo importantissimo in quanto consente al bambino/ragazzo di entrare in una dimensione libera dalle regole e schemi formali e degli adulti per ripensarne di nuove, frutto di rielaborazione personale e dalle necessità della convivenza. D’altra parte essa costituisce la prima e più spontanea forma di gioco. Nella dimensione fantastica è più facile trasferire dubbi, paure, aspirazioni e desideri e in questo modo attivare un processo di rielaborazione che consente di adattarsi meglio alla realtà. Diventa un ottimo strumento per socializzare, per conoscere e per conoscersi.
- IL GIOCO: è un’attività fondamentale e indispensabile per la crescita e lo sviluppo del bambino. Attraverso il gioco i bambini e i ragazzi prendono coscienza del proprio corpo, dei propri limiti e delle proprie possibilità, anche le più nascoste. Proprio per questo non deve essere lasciato al caso, sottovalutato, improvvisato e “buttato là” giusto per riempire gli spazi vuoti della giornata. È il gioco quel collante che rinforzerà i legami, la solidarietà e il rispetto per le regole.
- LE ATTIVITÀ: sono parte integrante e fondamentale del campo scuola. Rivestono, infatti, un ruolo importantissimo, in quanto non servono solo ad occupare i ragazzi nelle ore della giornata, ma diventano quel mix positivo tra gioco, manualità, ingegno e riflessione che mira a rileggere il mondo e le dinamiche della vita di loro bambini/ragazzi formando nuovi strumenti e consapevolezze per comprendersi nel mondo e maturare come individui.
- LA PREGHIERA E LA RIFLESSIONE: è il momento con cui si aprirà e si chiuderà ogni giornata il GREST, sarà l’occasione per imparare a conoscere meglio Cristo come amico
- CANTI E BANS: il canto può essere un meraviglioso modo per pregare, per ringraziare il Signore, per creare un clima sereno e, ovviamente, per divertirsi in allegria soprattutto se arricchito da movimenti e testi “strampalati”.
- LA PEDAGOGIA D’AMBIENTE: demolendo subito questo parolone, essa non è altro che lo spazio concreto (stanze, boschi, prati, sala da pranzo ecc… ) in cui tutto parla e in cui è possibile sperimentare relazioni ricche di valori e improntate a fiducia e dialogo.
- L’ASSISTENZA/PRESENZA degli animatori e di qualche figura adulta di riferimento, tanto raccomandata da Don Bosco, che non è altro che l’attenzione e la partecipazione alla vita dei bambini e dei ragazzi a partire dalle piccole cose del quotidiano
- LO SPIRITO DI FAMIGLIA: esso è uno stile di vita e di comportamento che favorisce la confidenza con gli altri e l’ambiente; avvicina le generazioni e realizza un clima di fiducia nel quale le persone possono crescere in libertà e collaborare tra loro.
- UNO STILE: L’ANIMAZIONE: essa sarà lo strumento “principe” di ogni giorno. Intesa non tanto come capacità di intrattenere i ragazzi e di coinvolgerli nei giochi, ma come attenzione alle potenzialità inespresse di ognuno, che vanno scoperte, accolte, sviluppate.
La relazione e la formazione
La relazione resta il cardine del lavoro degli animatori e degli educatori. Essa è fatta di capacità di comunicare in modo efficace, di capacità di ascolto, di attenzione, di desiderio di conoscere i bambini e i ragazzi con i quali lavorano, di scoprire le loro risorse e potenzialità. Una buona relazione si basa sull’onestà e la sincerità ed un autentico desiderio di dare agli altri in modo gratuito.
Proprio per questo tutti i ragazzi che faranno gli animatori dei campiscuola, consapevoli della loro responsabilità, si sono rimboccati le maniche e hanno voluto FORMARSI. Già da tempo stanno trovandosi per un primo corso base e per imparare ad animare un gruppo parrocchiale. La formazione continua approfondendo, poi, alcuni temi: lo sviluppo del bambino, il gioco, la programmazione, e per i più grandi, la comunicazione.