CONVOCAZIONE CPP
Sabato 16 alle ore 9.00 come da Convocazione inviata via e-mail a ciascun membro, con l’indicazione dell’ordine del giorno.
il consiglio pastorale
IL CONSIGLIO PASTORALE... che cos ' è'?
Tra gli avvisi delle attività parrocchiali, compare con una certa frequenza la parola “Consiglio Pastorale”, un organismo parrocchiale di cui non tutti hanno coscienza, malgrado la sua importanza.
E’ giusto che i fedeli abbiamo possibilità di conoscerlo un po’ più da vicino per comprenderne il significato, il ruolo e la funzione.
Le sue origini si ritrovano nelle linee consegnate alla Chiesa dal Concilio Ecumenico Vaticano II, date con l’intento di promuovere una più attiva e forte partecipazione dei fedeli laici alla vita della Chiesa, in forma di coinvolgimento e collaborazione all’azione pastorale. Secondo lo stile proposte, in ogni comunità di credenti dovrebbe esserci affiancare un gruppo di laici, dall’intelligenza evangelica, capaci di essere davvero collaborativi alla guida pastorale del parroco, e al tempo stesso “vera espressione della comunità dei fedeli”. Proprio per questo, le persone indicate dal Popolo di Dio a rappresentarlo dovrebbero avere - tra le altre - queste due qualità:
- Essere persone “di fede”, non semplicemente avere uno spirito religioso, o di devozione, ma avere l’intento e la passione di tradurre nelle scelte concrete della vita l’insegnamento buono del Vangelo;
- Qualificarsi per una “buona” appartenenza alla comunità, cioè voler bene alle persone che frequentano la parrocchia, interessarsi delle fatiche e delle necessità, e adoperarsi con discrezione perché le scelte siano opportune per tutti e per ciascuno.
Persone, dunque, che amano la vita cristiana, e che sono ben inserite nel tessuto parrocchiale.
Il consigliere non partecipa a titolo di presenza personale, ma desidera farsi espressione di bisogni, attese, speranze e prospettive della comunità intera. Chi sente questo spirito di servizio, può segnalare la disponibilità al Parroco...
E’ giusto che i fedeli abbiamo possibilità di conoscerlo un po’ più da vicino per comprenderne il significato, il ruolo e la funzione.
Le sue origini si ritrovano nelle linee consegnate alla Chiesa dal Concilio Ecumenico Vaticano II, date con l’intento di promuovere una più attiva e forte partecipazione dei fedeli laici alla vita della Chiesa, in forma di coinvolgimento e collaborazione all’azione pastorale. Secondo lo stile proposte, in ogni comunità di credenti dovrebbe esserci affiancare un gruppo di laici, dall’intelligenza evangelica, capaci di essere davvero collaborativi alla guida pastorale del parroco, e al tempo stesso “vera espressione della comunità dei fedeli”. Proprio per questo, le persone indicate dal Popolo di Dio a rappresentarlo dovrebbero avere - tra le altre - queste due qualità:
- Essere persone “di fede”, non semplicemente avere uno spirito religioso, o di devozione, ma avere l’intento e la passione di tradurre nelle scelte concrete della vita l’insegnamento buono del Vangelo;
- Qualificarsi per una “buona” appartenenza alla comunità, cioè voler bene alle persone che frequentano la parrocchia, interessarsi delle fatiche e delle necessità, e adoperarsi con discrezione perché le scelte siano opportune per tutti e per ciascuno.
Persone, dunque, che amano la vita cristiana, e che sono ben inserite nel tessuto parrocchiale.
Il consigliere non partecipa a titolo di presenza personale, ma desidera farsi espressione di bisogni, attese, speranze e prospettive della comunità intera. Chi sente questo spirito di servizio, può segnalare la disponibilità al Parroco...
Cosa significa consigliare
Di fronte alla complessità della vita odierna, una comunità cristiana, attraverso gli organismi di partecipazione, si rafforza nella capacità di discernere, di orientare, di progettare, di verificare la vita pastorale della propria comunità.
Tradizionalmente questo compito si attua, in questi organismi, nella forma del “consigliare”.
Potrebbe sembrare poca cosa e limitante rispetto ad altri luoghi dove invece si vota e si decide secondo il criterio della maggioranza e minoranza. In realtà nella comunità cristiana non è questione di maggioranza o di minoranza, di vincere o di perdere, ma di capire quello che il Signore vuole da noi perché è Lui il protagonista e il pastore che vogliamo ascoltare e seguire.
Il consiglio è uno dei sette doni dello Spirito Santo che il cristiano riceve nel battesimo e nella cresima. Questi doni “completano e portarlo alla perfezione le virtù di coloro che li ricevono e rendono i fedeli docili ad obbedire con prontezza alle ispirazioni divine” (CCC, n. 1831). Il consiglio accompagna così il credente maturo a mettersi in ascolto del Signore, a ragionare secondo i criteri della fede e alla luce del Vangelo per proporre orientamenti e scelte evangeliche.
Per poter esercitare bene il compito di consigliare è importante che ci sia in ciascuno uno spirito di autentica sinodalità, ossia la capacità di camminare insieme e di cercare il bene più grande affinché il Vangelo sia annunciato a tutti. In un Consiglio pastorale diventa così importante la parola di tutti, anche delle persone più semplici e meno dotte, che vanno ascoltate perché anche loro hanno il dono dello Spirito e sono abilitate a consigliare.
Il discernimento. La Chiesa vive immersa in vicende storiche sempre nuove con cui deve confrontarsi per poter interpretare e applicare il Vangelo alle nuove situazioni. Esercitare il discernimento è uno dei compiti più importanti e delicati tra quelli che i membri del Consiglio pastorale parrocchiale devono assolvere. Il verbo latino discernere, da cui deriva il vocabolo italiano, ha almeno tre significati: distinguere, separare, decidere. Fare discernimento significa distinguere i segni dei tempi, cioè “i germi del Regno di Dio che crescono nella storia, gli eventi in cui si manifesta la divina Provvidenza”. Oggi la complessità del vivere, spesso dominato da una babele di messaggi e di linguaggi, rende impegnativo separare le linee di tendenza prevalenti, talvolta ragionevoli sotto il profilo strettamente umano e a cui siamo fortemente spinti a uniformarci, dai segni dei tempi.